Malga Ramezza – Busa di Pietena

Primi giorni di ottobre 2017, nella sezione occidentale del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, (QUI la mappa del territorio del Parco). L’intenzione con Tallulah è di sentire, e magari vedere, i cervi e il bramito dei maschi nel periodo degli amori, anche se credo che siamo quasi alla fine del periodo.  La meta è Malga Ramezza Alta, per il sentiero che sale dalla Valle di San Martino, che si imbocca dall’abitato di Vignui (frazione di Feltre – BL). Se ne può percorrere in auto un tratto sterrato (circa 2km, da evitare con auto sportive molto basse), si supera la bella chiesetta di San Martino (v. foto sotto), e si giunge fino al divieto di transito, dove c’è il ponticello sul torrente Stien, da qui si prosegue a piedi. La sterrata continua lungo il torrente, una bella passeggiata, circa 1,5 km, utile a scaldare i muscoli prima della salita vera e propria… Si supera la presa d’acqua della centrale idroelettrica Enel, poi una calchera (fornace) ristrutturata e si giunge al bivio, a sinistra l’812, a destra il sentiero 803, che prendiamo. Qui si inizia a salire. D’altronde in qualche modo bisogna farli sti 950 metri di dislivello… Tallulah sembra essersi scaldata i muscoli per bene, non sembra risentire della differenza, notevole, di pendenza. Al solito. Il tempo è grigio, è prevista la possibilità di pioggia leggera. Non è un problema, la natura non è bella solo quando c’è il sole. L’avventura è avventura anche con la pioggia, no? Si sale nel bosco di faggi, il sentiero non è panoramico, se non quando si uscirà nelle radure nei pressi della malga. Una pausa per bere e mangiare qualcosa e si prosegue, immersi nella nebbiolina che attenua i colori autunnali. A metà strada vediamo il Cason de Boz (m 1150), nella zona Ramezza Bassa, una tettoia che può offrire rifugio in caso di temporale, con un focolare su un lato. Proseguiamo. Stiamo per uscire dal bosco che inizia a piovere leggero, ma siamo a pochi minuti dalla malga e non ci fermiamo. La raggiungiamo poco dopo (2 ore il tempo di percorrenza, sosta esclusa, sono 4,5 km circa). Prende il segnale Vodafone e riesco ad avvisare a casa.

La Malga Ramezza Alta (m 1485) (ex-malga, è ora una casera ad uso bivacco, la stalla è un rudere) è posta alla base di un grande masso che la protegge, sul cui lato sinistro, sotto la sporgenza rocciosa che fa da tettoia, è stata creata la legnaia, all’asciutto (non si vede guardando la casera).  Intorno, i prati che sono stati pascoli. Dentro: un tavolo con panche, una cassapanca con qualche attrezzo dentro, un bel focolare, il soppalco in legno per la notte, uno stanzino di lato con qualche attrezzo (sega, ascia …poco affilata).  Il tutto non pulitissimo, ma abbiamo visto di peggio. Mi cambio, sistemo lo zaino, e pranziamo, con gran gioia di Tallulah che non aspettava altro.  Ha smesso di piovere, anche se permangono le nuvole basse che a tratti nascondono la vista sui prati circostanti. Andiamo fuori, a vedere i dintorni e attendere i cervi. Ci sistemiamo in un posizione sopraelevata con ottima visibilità, ci godiamo l’aria umida del bosco e attendo i cervi. Lana attende con me, attenta ai dintorni, la osservo, sicuramente si accorgerebbe prima di me di una presenza e la sua parte di lupo nel dna non la farebbe abbaiare, starebbe zitta. Niente. Probabilmente è presto. Facciamo un giro ai margini della radura, ci sistemiamo poi sul roccione sovrastante la casera. Ottima visibilità anche da qui. Magari meno probabilità che il nostro odore arrivi in basso ai cervi. Li attendiamo. Le nuvole continuano ad andare e venire. Niente cervi. Nemmeno un verso lontano. Tra poco si fa buio, rientriamo. Preparo la legna e accendo il fuoco. Ci godiamo tranquilli la sera, fino a cena. Ogni tanto esco, magari un bramito, …anche lontano, niente.

Dopo cena usciamo nel buio a godere un po’ della notte nel bosco, ampie schiarite con cielo stellato si alternano a improvvise immersioni in nuvole basse, dovrebbe essere indice di bel tempo per l’indomani. Bellissima l’atmosfera che si crea (vedi le foto sotto). La notte ci sistemiamo sul soppalco. Niente ghiri a svegliarci.

La mattina il tempo è bello, sistemiamo le nostre cose dopo la colazione e si parte. Si raggiunge in breve forcella Scarnia (20 minuti), prendiamo a sinistra e saliamo ancora fino ad incontrare il sentiero 801, l’Alta via n° 2 delle Dolomiti. Ancora a sinistra, per il sentiero panoramico e bellissimo che percorre in quota la zona. Passiamo sotto il Monte Ramezza, continuiamo verso la “Piazza del Diavolo“. Il sentiero è facile e non faticoso. Un tratto richiede attenzione, dove il sentiero aggira sul lato Nord una spalla rocciosa: qui taglia orizzontalmente un pendio molto ripido, chi soffrisse di vertigini starebbe un po’ in difficoltà. La vista verso Nord è splendida, su Lagorai, Cima d’Asta, sulla conca del Primiero, con San Martino di Castrozza e le Pale sulla destra. Anche la vista di fronte è affascinante, verso la grande conca glaciale della “Busa di Piètena“. Il sentiero la attraversa tutta in alto fino al Passo di Pietena (2 ore e 40 min fino a qui), che divide la Busa omonima dalla Busa delle Vette. Di qui si può scendere, abbandonando l’801, per prendere il sentiero 816: scendiamo attraversando i prati color paglia. Qualche camoscio solitario o qualche gruppetto di mufloni ci scappa davanti. Lana esprime con tutta sè stessa la gran voglia di corrergli dietro, …ma evitiamo col guinzaglio. Le malghe e le stalle presenti nella valle, testimoni delle attività pastorali che c’erano un tempo, sono diroccate. Il grande terrazzo in quota della conca di Piètena ad un certo punto finisce e il sentiero comincia a scendere ripido, giù per lo “Scalon di Pietena”, una discesa sfibrante, un migliaio di metri di dislivello senza tregua. Le gambe trovano un momento di riposo al Pian dei Violini, un fitto bosco di abeti rossi con qualche vecchia casera abbandonata. Devo ricordarmi di non fare più questo tratto, in salita o in discesa che sia… Superato il bosco del Pian dei Violini, il sentiero scende, passando accanto a belle cascate e pozze d’acqua formate dal torrente Stien. Lana ne approfitta per mezzo bagnetto. Si raggiunge l’ultimo tratto di mulattiera percorso anche all’andata e l’anello è completo: da Malga Ramezza Alta sono 14,5 km in 5 ore, con 1800 metri di discesa. Ci vogliono buone gambe, ma il paesaggio lassù sulle Vette è impagabile.

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