Dal lago di Calaita a Caoria

Agosto 2014. Siamo ai confini meridionali del PARCO NATURALE DI PANEVEGGIO – PALE DI SAN MARTINO – (Per visualizzare l’area del parco: qui). In particolare nella parte alta della Val del Lozen, che scende ad innestarsi nell’ampia Valle del Vanoi. Tallulah è impaziente di iniziare a camminare. Lasciamo l’auto nei pressi del Rifugio Miralago Calaita (1600 m). Prima del rifugio, sulla curva, imbocchiamo la comoda strada forestale sterrata con cui inizia il sentiero 358. Prima tappa è la Malga Grugola (1780 m).  Dopo la malga, il 358 diventa sentiero che, salendo su per la Valle di Grugola, conduce ai laghetti di Giarine (2125 m).  Il laghetto, invero, è uno solo, ma già varrebbe come meta finale, vista la bellezza del luogo. Durante la salita, tra la malga e Giarine, un’improvviso vibrare del terreno morbido, accompagnato dal tonfo sordo degli zoccoli e dai muggiti delle manza in fuga, ci costringe a cercare il riparo di un albero, nemmeno troppo grosso, fidandoci del fatto che le bestie avrebbero evitato l’ostacolo nella loro corsa. Così è stato, ma un certa tensione era ben presente negli attimi in cui eravamo circondati dalle mucche, facendo da spartiacque… La lupetta molto spaventata è stata tenuta ben stretta, che non rischiasse di finire sotto agli zoccoli di una manza in corsa (avendo bene in mente la fine di Shere Khan, la tigre uccisa dagli zoccoli di Rama, il bufalo cavalcato da Mowgli nel Libro della Giungla di Kipling…)

Al laghetto, facciamo una sosta e una breve corsa su per il Col Mongo, che sovrasta il piccolo specchio d’acqua. Così, solo per il gusto d’esser stati su questa piccola cima tondeggiante. Tornati giù, con le spalle alla valle percorsa, saliamo sulla sinistra, diretti alla Forcella Folga (2200 m). Dalla forcella vale la pena di fare una breve digressione dal sentiero, salendo a sinistra sul Palone di Folga. E’ un lungo sperone che, scendendo dalla Cima Folga, separa la Valle di Grugola, a sinistra guardando giù verso il lago, dalla verdissima valle che ospita la Malga Folga, chiusa dalla cima del “Costòn” sul lato opposto. Sul Palon di Folga sono ancora ben visibili una trincea e altre tracce delle postazioni militari della Prima Guerra Mondiale.

La Lana non è interessata alle vicende storiche umane, quanto invece è molto attenta al bel gregge di pecore che in basso, in lontananza nei pressi della Malga Folga, pascola pacifico e ignaro…

Scendiamo verso la conca prativa della Malga Folga; senza raggiungere la malga, la traccia si tiene più alto innestandosi sul sentiero 390, che sale dall’abitato di Zortea. Prendiamo a destra e rimaniamo ancora in costa, diretti alla forcella Valsorda. Il tempo è molto variabile, sprazzi di sole si alternano velocemente ad annuvolamenti a tratti minacciosi, con vento che si alza teso nei punti più esposti. Ci fanno compagnia i fischi delle marmotte, che avvisano le compagne del nostro passaggio, sparendo veloci nelle tane. La Lana non le vede, ma ad ogni buco nel terreno ci piazza dentro il naso inspirando a fondo il “profumo di marmotta”.

Giungiamo alla forcella Valsorda (2095 m), e più giù, verso Nord, è già visibile la malga sottostante. Dalla forcella si potrebbe scendere a Sud verso il paese, per la Val Zortei, o raggiungere la Malga Boalon. Noi proseguiamo scavalcando la forcella. Il sentiero scende dolcemente in un ambiente bellissimo, tra larici e tratti di prato. Giunti alla Malga Valsorda Alta (1920 m) sostiamo per riposare. La malga è spaziosa, tenuta abbastanza bene, si vede che è utilizzata dai pastori che frequentano la zona. La discesa fino a Caoria è lunga (un migliaio di metri di dislivello), ma agevole, per la mulattiera e poi la sterrata forestale che porta fino al centro abitato. L’ultima ora la percorriamo avanzando quasi per inerzia… lupetta compresa, mostra anche lei la fatica delle ore di cammino…

CARTOGRAFIA: Tabacco 1:25000 n°22 – oppure 4LAND n°106

 

 

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