Agosto 2013. Un’avventura nel Parco Nazionale del Pollino, in Basilicata. Un territorio diverso, con viste selvagge e inaspettate, lontano, molto lontano, dalle nostre Dolomiti. Si giunge con l’auto al santuario della Madonna del Pollino, a 1540 metri d’altitudine (qui). Dietro il Rifugio “Pino Loricato”, nelle vicinanze del Santuario, parte il sentiero che imbocchiamo.
Questo scende e si inoltra nella bella foresta di latifoglie, prevalentemente faggi. Ad una prima deviazione teniamo la sinistra, non ci sono indicazioni, seguiamo il nostro istinto, cercando di intuire per quanto possibile l’orografia della zona. La scelta si rivelerà poi corretta. Proseguendo si scende fino ad un ponticello in legno che oltrepassa un corso d’acqua asciutto, dovremmo essere al Fosso Iannace.Tallulah decide che il fondo un po’ fangoso del torrente in secca è ideale per una corsa matta tutto intorno… Finito il suo momenti di “pazzia” giornaliero, si prosegue…
Il sentiero risale, e in un paio d’ore complessive di cammino si esce su una radura: i piani di Iannace. Di fronte, in alto, c’è la nostra meta e da qui si ha la visione del percorso restante per raggiungerla. Si vede la foresta finire sotto alla sommità del monte, si vedono iniziare le rocce e quelli che si riconoscono già essere i primi pini loricati che cerchiamo.
Il sentiero prosegue ancora e si innesta su una mulattiera, rientra nel bosco. Prima sale dolcemente poi diviene più ripido, le tracce diventano via via più esili e infine proseguiamo a vista, senza percorso obbligato, solo diretti verso l’alto.
Sentiamo scalpitare nella boscaglia, la Lana si irrigidisce. A pochi metri da noi passano dei cavalli allo stato brado, una visione affascinante. Successivamente, un forestale del Parco ci rivelerà che i numerosi cavalli lasciati liberi creano, in verità, problemi alla vegetazione. Lasciamo il bosco, saliamo ora aiutandoci anche con le mani, tra le rocce, in mezzo ai primi Pini Loricati centenari che crescono su questo versante, anche divertendoci, senza pericolo. La Lana in paio di passaggi viene aiutata a salire a braccia.
Arriviamo, infine, alla sommità, a circa 2100 m affacciandoci su quello che è definito il Giardino degli Dei: un pianoro compreso tra la Serra di Crispo e la Serra delle Ciavole. Una conca molto ampia che ospita un bosco rado di pini loricati, esemplari centenari, alcuni – si stima – siano quasi millenari. Gli esemplari morti rimangono come statue sbiancate dalle intemperie.
E’ difficile esprimere la meraviglia che suscita questo posto. Ci dilunghiamo ad ammirarli, a scattare foto. Non vorremmo scendere, rapiti dal luogo. Ci costringe il tramonto che incombe, ma che ci regala le ultime visioni, con luce migliore.
Rientriamo con gli ultimi raggi di sole che filtrano attraverso la volta arborea sul sentiero che scende nel bosco. Non fatichiamo a seguire il sentiero a ritroso e arriviamo alla macchina che è praticamente buio.